"Effetti sull'ambiente" indotti dai principali terremoti storici nella Stretta di Catanzaro

Nelle ultime settimane si sente spesso parlare di terremoti "storici", di "cataloghi dei forti terremoti", di "carte macrosismiche". Vi propongo a tal proposito un articolo e la fonte - I terremoti della storia: i Borbone di Napoli ed il grande terremoto delle Calabrie del 1783 - www. ingvterremoti.wordpress.com -

La Calabria è stata storicamente interessata da eventi sismici di varia intensità, non di rado catastrofici, che hanno senza dubbio inciso negativamente sulla vita della popolazione e ne hanno in qualche modo compromesso lo sviluppo economico e sociale.   Il 5 febbraio del 1783 iniziò in Calabria uno dei periodi sismici tra i più lunghi e disastrosi della storia sismica del nostro paese. Le scosse più violente colpirono in particolare la Calabria meridionale, investendo tutta l'area dell'Aspromonte e la Stretta di Catanzaro, cioè l'area compresa tra il Golfo di Sant'Eufemia ed il Golfo di Squillace (CZ). Molti furono gli scienziati che si recarono nei paesi interessati dalla sequenza sismica, provenivano da tutt' Italia e da tutt' Europa, collaborando alla stesura del famoso "Atlante iconografico", nel quale sono state raccolte le più suggestive rappresentazioni degli effetti sull'ambiente che si manifestarono in seguito alle scosse. L'entità dell'evento fu stravolgente, 130.000 furono le vittime di cui 1300 solo a Scilla (RC) a causa dello tsunami che sconvolse l'intero tratto costiero della provincia di Reggio Calabria. Altri effetti furono frane, crolli, scivolamenti, distacchi di terra e fenomeni di liquefazione. 

Oltre ai danni causati dallo scuotimento sismico ai beni antropici, ad essi sono pure riferibili:

- le migrazioni di popolazioni intere con l'intento di trovare un posto "più sicuro"
- i danni ambientali arrecati dal sisma, effetti sull'ambiente (EE) Environmental effects;

La Calabria nel contesto geodinamico mediterraneo.

La struttura della Calabria è piuttosto complessa, non a caso costituisce una delle aree tettonicamente più deformate del mondo. Nel contesto più ampio del Mediterraneo centrale, la Calabria occupa una posizione di particolare rilievo, infatti numerosi sono stati gli studi condotti in quest'area da vari autori, volti a comprendere i processi evolutivi che hanno caratterizzato, sin dal Giurassico, questa regione e l'hanno resa uno dei settori geologicamente più interessanti al mondo. L'ossatura della Calabria e di parte della Sicilia Nord Orientale è l' Arco Calabro Peloritano (ACP - Tortorici, 1982). Esso è collocato esattamente su una zona di sutura di un complesso di subduzione tra la sottostante placca Ionica (che insieme al mare Adriatico ed a buona parte della Pianura Padana fanno parte della zolla africana) ad est e quella sovrastante Calabrese. Le fasi tettoniche più recenti (Pliocene Sup.) sono di tipo estensionale ed hanno generato la "rift zone Calabro - Sicula", un sistema di faglie normali che dal versante ionico della Sicilia attraversa lo Stretto di Messina  e prosegue nelle valli del Mesima e del Crati, percorrendo una distanza complessiva di circa 370 Km. Il suddetto sistema di faglie, che presenta nel complesso un andamento longitudinale alle direttrici della catena, è localmente dislocato da segmenti ad andamento trasversale (direzione tra E-W e WNW - ESE), tra i quali si può menzionare la direttrice tettonica Gizzeria - Nicastro - Pianopoli - Marcellinara. Le scarpate di faglia normali, ben sviluppate e con un buon grado di freschezza morfologica, in Calabria delimitano i principali sistemi montuosi (Aspromonte, Serre, Catena Costiera, Sila) rispetto ai bacini quaternari (Bacino del Crati, Stretta di Catanzaro, Bacino di Mesima). Le faglie si sviluppano sia sui versanti ionico e tirrenico che all'interno della regione delimitando i bacini plio-pleistocenici (graben o half graben) con andamento variabile da N-S a NNE - SSW (Monaco &Tortorici, 2002). Il sopracitato sistema di faglie, che per gran parte del Quaternario ha sollevato i grossi blocchi cristallini soggetti ad erosione  e, di conseguenza ha controllato l'evoluzione dei bacini sedimentari marini sia in Calabria che in Sicilia nord orientale, dal punto di vista sismico, è sede degli ipocentri di terremoti sia crostali che sub crostali che controllano la sismicità dell'intera regione. 

Effetti sull'ambiente indotti dai sismi (EE)

I danni apportati da un sisma, in genere dipendono dal grado di antropizzazione di una zona, dalla densità di popolazione, dalla quantità e dal tipo di edifici. I diversi tipi di dissesto ambientale sono invece strettamente connessi alla natura dei terreni, alla conformazione del rilievo oltre che alla profondità ipocentrale ed alla durata dello scuotimento (Valensise e Guidoboni, 1997). Gli effetti sull'ambiente possono essere classificati come duraturi, se riguardano fratture, cedimenti, variazioni del suolo, frane, collasso di edifici ed altri fenomeni che perdurano nel tempo. Sono invece transitori, quelli che si verificano a causa dell'evento tellurico ma che tendono successivamente a scomparire (es. variazione di portata dei pozzi, intorbidamento delle sorgenti, comparsa e scomparsa delle stesse...). 

Gli effetti sull'ambiente vengono classificati secondo lo schema proposto da Valensise & Guidoboni :

A - Alterazione del paesaggio
1. rotture del terreno, fratture, fessure, spaccature
2. sprofondamenti, avvallamenti
3. sollevamenti
4. crollo di cavità o effetti sulle concrezioni delle grotte
5. frana, smottamento, colata di fango, scoscendimento ecc..
6. valanga, lavina, slavina.

B - Corsi d'acqua
1. aumento della portata di corsi d'acqua
2. riduzione della portata dei corsi d'acqua
3. allagamento, impaludamento
4. alluvione, interramento
5. variazione d'alveo, deviazioni, interruzioni
6. straripamento, esondazione;
7. intorbidamento

C - Bacini lacustri
1. modificazioni della linea di costa
2. erosione o arretramento della linea di costa
3. maremoto

D - Acque sotterranee
1. Variazione di portata delle sorgenti
2. comparsa o scomparsa di sorgenti
3. intorbidamento di sorgenti
4. variazioni di livello dei pozzi
5. fuoriuscita di acqua o di fanghi dal terreno o liquefazione
6. variazioni di temperatura delle acque
7. variazioni del chimismo delle acque

E - ambiente marino e costiero
1. modificazioni della linea di costa
2. erosione o arretramento della linea di costa
3. maremoto

F - altri
1. moria di pesci ed altri organismi
2. esalazioni o fuoriuscite di gas, eruzione di salse o maccalube
3. esalazioni sulfuree
4. fenomeni elettrici o magnetici
5. fenomeni luminosi


Metodologia di studio - come si fa una ricerca tra gli eventi sismici della storia?

"Atlante iconografico"
Le notizie circa  l'attività sismica di un' area di studio, sono possono essere desunte da una scrupolosa ricerca tra i dati di Sismologia storica, con particolare attenzione rivolta agli effetti indotti dai sismi sull'ambiente dedotti da dati di carattere "storico descrittivo" presenti sempre nel Catalogo dei Forti Terremoti d'Italia (ING&SGA, 1997). Qui, le fonti storiche sono generalmente distinte in "dirette" ed "indirette" a seconda della contemporaneità rispetto all'evento sismico descritto.

Nell' archivio, messo a disposizione dall'INGV, gli eventi sismici sono classificati in base alla scala macrosismica Mercalli - Cancani - Sieberg (MCS), suddivisa in 12 gradi di intensità. E' usata anche una scala "qualitativa", basata sull'entità dei danni subiti dagli edifici  e precisamente:

- crolli e/o lesioni ai muri portanti
- crolli limitati alla parte alta degli edifici
- crolli parziali del tetto, volte ecc..
- cadute dei cornicioni
- indicazione generica di danni ad un singolo edificio

L'accesso alla banca dati del Catalogo può essere effettuato secondo due precise modalità: "per località" e "per terremoto" (digitando l'anno del sisma):
Per ogni evento vengono indicati data (mese, giorno ora, minuti), latitudine e longitudine, intensità locale, area epicentrale, magnitudo equivalente (Me), livello di revisione (Rc), e gli EE che riguardano ogni singola città presa in considerazione. Immettendo l'anno del sisma, si ottengono le informazioni sugli EE per le diverse località, trascritte talvolta con l'italiano dell'epoca, che aggiunge, seppur sapendo di leggere notizie relative ad eventi tragici, ancora più fascino alla ricerca. 
Attraverso la ricerca sistematica dei dati, si può effettuare una raccolta d'informazioni inerenti gli eventi sismici d'interesse. Il 1638, 1659,  1783 ( 5 e 7 febbraio e 28 marzo), 1791, 1832, 1870, 1894, 1905, 1907, 1908, 1947, risultano essere stati gli anni in cui si è scritta e "descritta" la storia sismica della Calabria. Quattordici, in particolare, sembrano essere stati gli eventi principali, verificatisi tutti tra il XVII ed il XX secolo e caratterizzati da un'intensità massima compresa tra VII - VIII e IX MCS. La distribuzione degli effetti sul'ambiente nel tempo non è molto uniforme: la maggior parte di essi è infatti concentrata nel XVIII secolo ed in modo particolare nel 1783, con valori di intensità che oscillano tra IV e XI MCS. 

Redazione di una carta macrosismica, come e perchè?

Carta macrosismica
A partire dal XIX secolo, gli studiosi di sismologia hanno cominciato ad estrarre dalle croache le informazioni riguardanti i terremoti nel tentativo di voler scrivere una storia simica del nostro paese. Non avendo strumenti di misura, era possibile basarsi solo sulla valutazione degli effetti  prodotti dai terremoti e di conseguenza furono introdotte le "Scale macrosismiche" atte a sintetizzare la severità degli effetti di un terremoto zona per zona tramite un valore numerico: l'intensità macrosismica. nel caso di eventi rilevanti, disponendo di una notevole mole di notizie e di descrizioni dei danni i diverse località, si sono potute tracciare delle vere e proprie mappe macrosismiche che rappresentano l'andamento della propagazione degli effetti n superficie. Su tali mappe, si riportano le diverse valutazioni di intensità delle isolinee (dette isosisme), le zone ad uguale valore d'intensità. il tracciamento di isosisme è stato ed è il mezzo più ustato per rendere di immediata percezione la distribuzione territoriale del danneggiamento. Questo è il motivo per cui nelle cronache più recenti di terremoti, i media sono invasi da rappresentazioni di carte macrosismiche. Riescono a rendere bene l'idea della gravità dell'evento con un semplice colpo d'occhio anche il "meno esperto".

Alla luce di un confronto della sismicità storica, desunta dai risultati della ricerca sui dati sismici della Calabria Meridionale, con l'andamento delle strutture geologiche molto recenti, si può riscontrare una buona correlazione sismi-faglie (sismogenesi).  Nella Stretta di Catanzaro, in particolare, effetti significativi sull'ambiente sono stati prodotti dai sismi del 1783 e del 1905. Il settore più colpito è risultato quello compreso tra i centri abitati di San Floro, Cortale, Girifalco, Maida, Borgia e Squillace. In particolare, sulla scorta dei dati storici, il sisma del 1783, fu quello che produsse maggiori danni. Si leggono sulle cronache, segnalazioni di frane, scoscendimenti, crolli, distacchi e fenomeni di liquefazione sismo-indotti, che interessarono la zona della Stretta di Catanzaro, oltre  al fatto che l'intero tratto di litorale tirrenico fu interessato da un maremoto (5 Febbraio 1783).

Dal confronto faglie-epicentri, si evince una sismicità piuttosto diffusa che si concentra prevalentemente lungo la direzione E-W, marcando proprio l'orientamento E-W delle faglie recenti ed indicandone quindi i caratteri sismogenetici. In modo particolare, la distribuzione degli epicentri risulta particolarmente evidente lungo la direttrice tettonica "Gizzeria - Nicastro - Pianopoli - Marcellinara". L'ultimo terremoto registrato nell'area, ricorre  al 1°  maggio 1947 e colpì prevalentemente un'ampia porzione della Calabria centrale. Dopo di esso è iniziato un periodo di "quiete sismica", durante il quale la sismicità strumentale ha mantenuto dei livelli energetici molto bassi. Ciò ad indicare che probabilmente l'energia sismica che viene accumulata lungo le principali faglie sismogenetiche per tempi molto lunghi, non viene "dissipata" in modo continuo, ma viene liberata in modo quasi "istantaneo" in occasione di eventi sismici particolarmente violenti. Tale comportamento rappresenterebbe una caratteristica tipica della sismicità dell'area calabra centro meridionale, che nel corso dei secoli ha prodotto un alternarsi di periodi di intensa attività sismica e di periodi, più o meno lunghi, di relativa calma. 





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