"Tesori nascosti"... A spasso tra geologia e archeologia

Da due anni a questa parte continua l'erosione della parete/scarpata del Tempio Dorico di Afrodite (420 a.C) nell'area archeologica dell'antica Kaulon, attuale Monasterace Marina (RC). L'erosione costiera negli ultimi due anni ha interessato la battigia nord in corrispondenza dell'area archeologica. La linea di costa è arretrata negli ultimi 10 anni in modo preoccupante, minacciando la stabilità strutturale delle fondazioni degli edifici dell'antica Kaulon, con l' alto rischio che vengano sommersi. La conformazione fisica della Calabria e la sua geomorfologia hanno impedito fin dall'antichità lo sviluppo di grandi centri abitati. Tuttavia due fra i più famosi monumenti della regione si trovano sulle rive del mare e soffrono oggi il pericolo di definitiva scomparsa a causa di un'energica azione erosiva. Si tratta del tempio dorico di Monasterace e l'antica Kaulon , la colonna superstite del tempio di Hera Lacinia sul promontorio di Crotone, nota come Capo Colonna. Quello di Monasterace pare "soffrisse" della vicinanza alla linea di costa già durante il suo periodo di "attività". E' quanto viene riportato da alcuni studi recenti, che hanno dimostrato, con l'ausilio di alcuni saggi sulla duna costiera che lambisce l'area, la presenza di particolari strutture adottate per l'edificazione del tempio proprio per contrastare fenomeni di cedimento della duna stessa che già al tempo compromettevano la stabilità dell'altare che fu attorniato perciò da possenti muri di contenimento.
Storia dell'abitato.

Colonia crotonese o achea. E' stata a suo tempo una città abbastanza potente, distrutta e ricostruita più volte durante i corsi e ricorsi torici che la videro coinvolta. Cadde definitivamente nel 205 a.C quando venne assoggettata definitivamente dai Romani sotto il dominio di Fabio Massimo. Proprio in seguito a questo episodio gli scampati al presidio decisero di fondare un nuovo sito abitativo in un territorio che per le sue caratteristiche morfologiche poteva difendersi dalle scorrerie dei nemici, quindi fu posta in una posizione strategicamente più difendibile. Si formarono più nuclei abitativi, tra questi Consilium Castrum. Di essa ne parlò lo stesso Plinio collocandola nei pressi di Capo Stilo. L'attuale nome Monasterace deriva da Monte Arachi=Montarachi=Monte Storace=Monasteraccio=Monasterace. Di alcune strutture restano solo i frammenti che sono tutelati all'interno di musei. Di altri come templi, tombe e ville rimangono solo tracce della copertura. Molto più consistenti sono i resti del Tempio dorico (450 a.C). Una struttura di 6x14 colonne il cui basamento in arenaria è ben visibile ancora oggi sulla spiaggia. Nel 1982, sul fondo del mare antistante, a 50 m di profondità, sono stati avvistati alcuni rocchi di colonne.
Geomorfologia
Nel territorio di Monasterace (RC), sono presenti due fiumare Silaro e Assi , oltre che il torrente Guardavalle che influenzano in maniera rilevante le caratteristiche morfologiche del tratto di litorale interessato da notevoli fenomeni erosivi. Il sito è ubicato all'interno della "fascia pedemontana jonica". Si alternano rocce cristalline e metamorfiche che fanno parte della Catena Centrale Serre-Aspromonte e formazioni sedimentarie rappresentate da sedimenti marini in facies di conglomerati, argilli e sabbie.
La morfologia dell'area si è evoluta nel corso dei millenni. La spiaggia su cui si affacciava il tempio era sicuramente più ampia e si trovava forse ai margini di una laguna costiera, di cui oggi non rimane traccia ma che garantiva una posizione di maggiore sicurezza rispetto a quella attuale. La duna su cui si ergeva il tempio era già da allora costituita da materiale incoerente e, con il peso della struttura tendeva a refluire lateralmente creando "dissesti" alla struttura del tempio, contrastata come abbiamo già anticipato da un muro di sostegno. Si ipotizza anche un potere erosivo accelerato dall'incisione fluviale generata da qualche torrente che all'epoca lambiva il perimetro dell'area e, che oggi non c'è più. L'alternarsi di fasi di subsidenza, più o meno accentuate, ha lasciato evidenti tracce di corrosione sui blocchi litici sommersi. L'evoluzione della spiaggia può essere ricostruita con una precisione più o meno elevata grazie alla cartografia storica. L'aspetto della costa appare già ben delineato nelle carte di fine XVIII sec. (Atlante Marittimo del Regno di Napoli). La spiaggia a valle delle colline nell'entroterra, appare ben ampia e le colline stesse molto distanti dal mare. La cartografia del 1873 delinea ancora una volta una spiaggia larga tra i 120-150 m. Il fenomeno erosivo è andato via via aumentando e si è accentuato negli ultimi decenni con una continua riduzione del tratto di spiaggia, antistante il tempio dorico, passato a 54,5 m dalla riva del mare. Ciò è dovuto al mancato apporto da parte dei fiumi che proporzionato alla continua attività dell'erosione marina, mostra evidentemente un deficit. Ciò va a inficiare non solo sulla conservazione dei beni culturali in superficie ma va anche a complicare anche lo stato di conservazione dei resti del tempio sott'acqua. Questi ultimi sono stati finora coperti da una barra di foce sommersa, che non riuscirà a resistere a lungo. Il litorale, non presenta opere di difesa costiera, ne porti, a parte un muro di recente costruzione a difesa del litorale di Monasterace, disposto a monte della spiaggia emersa e a contenimento della strada litoranea.

Il fatto è che si rimane impigliati in lungaggini di natura burocratica che rendono quella che dovrebbe essere una salvaguarda "preventiva", di tesori di inestimabile valore, una corsa contro il tempo. Ammesso che si riesca a farlo prima che resti spariscano, ingoiati dal mare...sarebbe opportuno ricordare che la polis achea continua a regalarci ancora splendide opere. Nel 2012 ci è stato restituito il più grande e articolato mosaico ellenistico del Sud Italia, che apparteneva probabilmente ad una sala di un edificio termale nota in letteratura come la "Sala dei draghi e dei delfini". Nel 2013 è stata rinvenuta una tavola bronzea risalente al V secolo a.C con il testo in alfabeto acheo più lungo mai ritrovato in Magna Graecia. ...
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Mosaico "Sala Delfini e Draghi"_2012 |
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