Il tesoro di Alarico  in Calabria?


 
Un valore stimato di 275 miliardi di euro è quello atteso dal ritrovamento del tesoro di Alarico, re dei Goti, che secondo alcune fonti storiche ma anche leggende, dovrebbe trovarsi nella città di Cosenza, dove il sovrano sarebbe morto attorno al 410 a.C. Le fonti storiche più accreditate sono quelle dello storico Jordanes, in base a quanto studiato e tradotto dagli scritti di Cassiodoro tra il 450 e 470 a.C. E' tutto pronto perchè le indagini scientifiche possano partire, seppure inizialmente "impantanate" tra lungaggini burocratiche. Alarico sarebbe stato sepolto con il suo cavallo e con molte ricchezze (oro, argento, monili e gioielli) nell'alveo del fiume Busento. Tali ricchezze sarebbero quelle derivate dallo storico "Sacco di Roma"avvenuto tra il 408 e il 410 a.C. 


Si narra addirittura che, tra i tanti oggetti preziosi, possa giacere con lui la famosa "MENORAH", il candelabro a sette bracci, simbolo della religione ebraica, trafugata dall'imperatore Tito nel 70 a.C. L'interesse alla ricerca di questo grande tesoro non è del tutto attuale. Lo stesso Hitler, in tempi non sospetti, inviò, proprio a Cosenza, il capo delle SS naziste Himmler, essendo a suo dire, Alarico antenato degli "ariani". Ma ancora, in epoche precedenti, in seguito ad alcuni scavi nella stessa area, proprio alla ricerca del tesoro, alcuni tombaroli del '700, scoprirono una grotta contenente alcune "Rune gotiche"che farebbero riferimento alla menorah.



"Rune", in gotico, significa "segreto da sussurrare", il loro utilizzo è stato insegnato e tramandato solo oralmente. I caratteri venivano spesso dipinti su sassi o talismani. 


Le indagini:

Come ogni ricerca scientifica, mirata al ritrovamento di antichi reperti, il primo passo è la consultazione di fonti storiche, dati ed informazioni di carattere storico ma associabili ad ambiti geografici localizzabili. Si procede con attività di telerilevamento ed, in sito, con l'esecuzione di analisi geologiche e geofisiche atte ad individuare "anomalie" di alcuni parametri fisici quali conducibilità elettrica, magnetismo e gravimetria, che possano aiutare la localizzazione più puntuale dell'oggetto d ricercare, in modo tale da rendere meno invasiva l'estensione dell'area da scavare. 


Cosenza, al tempo Cosentia, vive nel benessere, nella pace e nello splendore, finchè Alarico, re dei Visigoti, non la invade subito dopo aver perpetrato il "Sacco di Roma" nel 24 Agosto del 410 a.C. Durante l'invasione, nei presssi della città, Alarico muore di malaria e, secondo la leggenda, fu seppellito in armatura, dal suo esercito, con una parte del bottino di Roma e il suo cavallo nel letto del fiume Busento, il quale venne a tale scopo deviato temporaneamente, per poi essere reindirizzato nel letto originario e facendo così perdere ogni traccia della sepoltura. E'' lo storico Jordanes ad affermare tale ipotesi, asserendo di averlo letto su un libro dell'allora storico ufficiale dei Goti, Cassiodoro di Squillace. In seguito alla sepoltura, aggiunge, il fiume venne fatto refluire secondo il suo corso naturale, e non solo, i prigionieri rastrellati tra le campagne del luogo furono uccisi per evitare che rivelassero in futuro il segreto.  
Ma perchè costruire una tomba segreta? e perchè i Goti non approfittarono alla sua morte per portare tutto quel ben d'Iddio con loro?

I Goti dopo aver devastato queste regioni, non intendevano rimanervi e una normale tomba, non foss'altro per pura vendetta sarebbe stata presto distrutta dalle popolazioni locali. Nascondere il tesoro con il loro re non può avere che un'unica ragione, l'impossibilità di trasportare con loro tutti quei cimeli ingombranti e arricchire così una tomba all'altezza del loro condottiero. Trofei di guerra, scettri e corone, armature non trovarono all'epoca nessuno disposto a scambiarli per qualche mucchio d'oro. La famosa Menorah, in particolare, tra i tanti trofei di guerra, sembra quello che riveste maggiore importanza. Rappresenta il simbolo della guerra condotta dai Romani, di cui si appropriarono prima della distruzione del Tempio di Salomone in Gerusalemme. Il candelabro in oro massiccio, divenne il simbolo di questa campagna militare ed è stata per questo rappresentata nell'Arco di Tito, Quasi certamente a causa del suo valore è stata conservata a Roma fino al 410 e quindi, con molta probabilità trafugato dai Goti . Insomma, se esiste, secondo gli storici una possibilità di trovare il candelabro questa sta nel trovare la tomba di Alarico. 

Un pò di storia:


Alrico compare per la prima volta nelle cronache a 20 anni, quando nel 390 a.C, giovane principe della dinastia dei Balti, guidò i Visigoti, gli Unni ed altre tribù dalla sponda sinistra del fiume Danubio all' invasione della Tracia. 


Alla fine del 408, dopo aver lasciato l'Epiro, arrivò in Italia, passando per  Mediolanum e Verona, e si diresse verso Roma che pose sotto assedio fino a ridurla sull'orlo della carestia. I Barbari prendevano di mira sopratutto le città nelle quali si trovavano accumulate più ricchezze. Gli abitanti venivano derubati ed uccisi, oppure ridotti in schiavitù. Anche a Roma toccò questa sorte e,quando la notizia si sparse nel mondo, gli uomini di quel tempo , che avevano ritenuto Roma una potenza invincibile, capirono che era giunta la fine di un'epoca. 

Il "Sacco di Roma"

I Goti avevano bloccato tutte le vie di accesso alla città, compreso il Tevere e i rifornimenti dal porto di Ostia. In breve tempo, i Romani furono ridotti alla fame, costretti a cibarsi di gatti, topi e cani e furono "finiti" da un'ondata di malaria e di epidemie infettive. Nella notte del 24 Agosto del 410 a.C. qualcuno aprì di nascosto la porta Salaria e 500.000 Goti entrarono in città. Iniziò così il saccheggio, nonostante Alarico impartì l'ordine di non uccidere la popolazione e risparmiare i luoghi di culto, risparmiando finanche lo stesso papa dell'epoca Innocenzo I. Ma avvenne comunque la strage. Stremati dalla fame i Romani inviarono un'ambasceria ad Alarico per informarlo che avrebbero accettato qualsiasi condizione purchè levasse l'assedio da Roma. La condizione fu di ricevere tutto l'oro e l'argento,le suppellettili e gli schiavi della città. Dopo lunghe trattative, il re di Goti, accettò di levare l'assedio in cambio di 5000 libbre di oro, 30.000 libbre d'argento, 4000 abiti di seta, 3000 abiti di lana scarlatta e 3000 libbre di pepe. (Zosimo v.42). Pur di ottenere il denaro mancante i Romani furono costretti a privare di ogni ornamento le staue pagane e fonderne parecchie di esse in oro ed argento. I Visigoti lasciarono Roma carichi del bottino passando per Capua e da Nola si diressero verso Reggio Calabria dove preparò una flotta con l'intenzione di conquistare l'Africa, il granaio dell'Impero Romano, per poi impadronirsi dell'Italia. Ma una tempesta disperse e affondò le navi quando erano giàin parte cariche e pronte a partire. AlloraAlarico lasciò la città diretto verso Nord, ma quando era ancora nei pressi di Cosenza, si ammalò e morì. Da qui la leggenda che Alarico venne sepolto con i sui tesori nel letto del fiume Busento a Cosenza. La leggenda ha ispirato la poesia di August Von Platen Hallermunde: "Das Grab im Busento" (la tomba nel Busento) tradotta in italiano da Giosuè Carducci. 

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