Il vulcanismo
Il
nostro Pianeta è "geologicamente attivo", sottoposto cioè all'azione
di forze endogene che trasformano e rendono instabile la litosfera. Dalle forze
endogene dipendono fenomeni come eruzioni vulcaniche e terremoti o sismi.
IL VULCANISMO
Con
il termine vulcanismo, viene indicata l'emissione in superficie, attraverso
condotti e fenditure, di fluidi (lave), materiali solidi (piroclastici), vapori
e gas di natura vulcanica. I fenomeni vulcanici sono tanti e diversi tra loro
ma hanno un fattore comune: l’ esistenza
del magma. Esistono due tipi di magma, quello "primario", che si
forma nella zona più superficiale del mantello, molto denso e fluido e quello "secondario"
che si forma in prossimità della crosta terrestre ed è meno denso e molto
viscoso, a causa delle temperature più basse. In funzione della sua
composizione, in particolare, in funzione della percentuale di Silice presente
(SiO2), vengono ulteriormente suddivisi in :
Magmi
acidi: sono ricchissimi di silicio e alluminio, formate
da inosilicati e tettosilicati come la silice, che solidifica in cristalli come
il quarzo.
Magmi
ultrabasici: con una bassissima quantità di silice,
le rocce a cui danno vita sono molte scure e vengono dette ultrabasiche.
Non
sempre però il magma alimenta le eruzioni vulcaniche, o meglio, non sempre
fuoriesce in superficie dando vita alle manifestazioni "tipiche" a
cui siamo abituati ad associare il vulcanismo. Talvolta esso solidifica in
profondità generando corpi di enormi dimensioni chiamati "plutoni".
Rocce magmatiche di enormi dimensioni, portate a giorno solo in seguito
all'evoluzione delle dinamiche tettoniche che interessano estese porzioni del
nostro Pianeta.
I
VULCANI E I PRODOTTI DELLA LORO ATTIVITA'
Gli
elementi che accomunano tutti i vulcani sono:
la
camera magmatica: un serbatoio in
cui esso staziona per un tempo variabile;
il
condotto vulcanico: la via di
collegamento tra la camera magmatica e la superficie terrestre;
il cratere: l'interfaccia del condotto con la superficie esterna, generalmente sulla sommità del vulcano ma possono aprirsene anche di secondari e successivamente.
il cratere: l'interfaccia del condotto con la superficie esterna, generalmente sulla sommità del vulcano ma possono aprirsene anche di secondari e successivamente.
L'attività
vulcanica si manifesta nelle regioni della Terra dove grandi fratture e
tensioni, causate da movimenti su grande scala, riducono la pressione
litostatica (dei terreni sovrastanti) e consentono la risalita dei magmi verso
la superficie. La "spaccatura" della superficie terrestre che
consente la fuoriuscita di lave e prodotti solidi o aeriformi che derivano dal
magma stesso, è il vulcano. La
struttura che deriva dall'accumulo di materiale eruttato in prossimità si
chiama "edificio vulcanico". Ne esistono diversi e dalla loro
morfologia dipendono anche svariate tipologie di eruzioni. Quando l'edificio si
compone di un cratere centrale, l'eruzione e la successiva deposizione di
materiale nell'immediata vicinanza crea un "cono". A questa
categoria, quella dei "Vulcani a Cono" fanno parte anche altre
sottocategorie di edifici vulcanici come gli "stratovulcani", ne sono
un esempio il Vesuvio, l'Etna e il St. Helens, che si sono formati in seguito
al periodico alternarsi di fasi eruttive esplosive ed effusive, depositando nel
tempo strati di lava solidificata che si alternano a strati di prodotti
piroclastici. Ancora della stessa famiglia fanno parte i "vulcani a
scudo", che si distinguono perlopiù per la morfologia, essendo questi
caratterizzati da pendii poco scoscesi e dalle dimensioni molto estese, tanto
da dare l'idea di uno scudo.
Eruzioni vulcaniche
Nella
camera magmatica, il magma proveniente da regioni più profonde, si accumula e
ristagna fintanto che, con il graduale variare delle condizioni di pressione e
di temperatura, alcuni elementi che lo compongono iniziano a cristallizzare,
mentre gas e vapori iniziano a separarsi dal fluido e si raccolgono nella zona
superiore. Più il fluido si approssima alla superficie, più la pressione
litostatica diminuisce cosi come la temperatura, dando cosi la possibilità ai
gas di potersi espandere. Le eruzioni vulcaniche, non sono altro che la
fuoriuscita in superficie di questi prodotti e, avviene quando la pressione del
fluido magmatico e dei suoi componenti è superiore a quella delle rocce
superficiali sovrastanti.
Tipi di eruzioni:
Le
eruzioni posso essere di vario tipo e prendono il nome dei vulcani di cui sono
tipiche.
Eruzioni
di tipo Hawaiano - Attività effusiva dominante
Sono
caratterizzate da abbandonanti effusioni di lava molto fluide, che danno
origine ai tipici vulcani a scudo, con caldere sommitali, delimitate da pareti
formatasi con il collasso del tetto della camera magmatica. L'’emissione di
magma avviene sotto forma di colate laviche che danno vita a spettacolari fontane
di lava, alte anche di centinaia di m.
Eruzioni
di tipo Islandese - Attività
effusiva dominante:
Attività
simile a quella Hawaiana, ma la lava viene emessa da lunghe fratture (attività fessurale), anziché
da un condotto centrale; origina gli espandimenti lavici, detti plateau basaltici, estesi per migliaia
di km.
Eruzioni
di tipo Peleeano - Attività mista effusiva-esplosiva:
Caratterizzata
da lava ad altissima viscosità e temperatura relativamente bassa (600-800°)
viene spinta fuori dal condotto già quasi solida a forma di torri alte qualche
centinaio di metri. Dalla base sfuggono grandi nuvole di gas e vapori roventi e
molto densi, chiamate nubi ardenti
discendenti, che scendono come valanghe lungo le pendici del vulcano e si
espandono su vaste aree con grande velocità
Eruzioni
di tipo Stromboliano - attività esplosiva
dominante.
Caratterizzata
da una lava abbastanza fluida, ristagna periodicamente nel cratere, dove inizia
a solidificare. Si forma così una crosta solida, al di sotto della quale si
vanno accumulando i gas che continuano a liberarsi dal magma, la presenza di
questi gas cresce fino a far saltare la crosta con modeste esplosioni, che
lanciano brandelli di lava fusa.
Eruzioni
di tipo Vulcaniano - Attività mista esplosiva-effusiva:
Caratterizzata
da eruzioni violente di magma acido simile a quello Stromboliano solo che in
questo caso la lava è più viscosa, perciò i gas si liberano con più difficoltà,
e la lava solidifica nella parte alta del condotto formando un “tappo” di
grosso spessore. I gas impiegano più tempo per raggiungere pressioni
sufficienti a vincere l’ostruzione, quando ciò avviene, l’esplosione è
violentissima. Nelle fasi esplosive iniziali la colonna di gas e vapori
fuoriesce con tale forza e velocità da salire diritta verso l’alto per alcuni
km; prima di perdere energia ed espandersi in una grande nuvola chiamata nube eruttiva. Dalla nuvola ricadono su
un’ampia area grandi quantità di frammenti di lava vetrificata sotto forma di ceneri e pomici, infine l’attività termina con una colata lavica. Quando
tali esplosioni raggiungono il loro aspetto più violento vengono definite
eruzioni di tipo Pliniano (da Plinio
il Giovane, che per primo ne descrisse una nell’eruzione del Vesuvio del 79
d.C.)
Eruzioni
di tipo idromagmatico: Attività solo
esplosiva:
Quando
il magma, nell’ultimo tratto di risalita nel condotto incontra l’acqua esterna
(di falda, di mare o di lago) avviene una interazione esplosiva che determina
una frammentazione esplosiva del magma in ceneri e pomici, ma anche la
fratturazione di rocce del condotto. Le eruzioni sono violente e danno vita a
una densa nuvola di vapori e di materiali solidi a forma di anello, chiamata base surge, la nube si espande a grande
velocità, lasciando accumuli piroclastici.
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Edifici
vulcanici
Gli
edifici vulcanici si accrescono nel punto in cui il materiale fuoriesce. Ci
sono vari modi di accrescimento del materiale solido nel formare i vulcani:
- Se l’accumulo avviene intorno all’apertura
(cratere) si forma un edificio a forma
conica, il vulcano
centrale.
-Se l’accumulo avviene lungo una spaccatura della crosta terrestre, si forma un allineamento di piccoli edifici e prende il nome di vulcano lineare
- Se l’accumulo avviene a causa di diverse eruzioni, da crateri diversi ma ravvicinati, si forma un campo vulcanico.
-Se l’accumulo avviene lungo una spaccatura della crosta terrestre, si forma un allineamento di piccoli edifici e prende il nome di vulcano lineare
- Se l’accumulo avviene a causa di diverse eruzioni, da crateri diversi ma ravvicinati, si forma un campo vulcanico.
La forma di un edificio vulcanico dipende
strettamente dal tipo di prodotti eruttati. Si riconoscono fondamentalmente due
tipi di vulcani.
Appartengono
ad esso tutti i fenomeni che caratterizzano le fasi conclusive dell’attività
primaria o della quiescenza di un vulcano. Sono causati dalla presenza di magma
nelle immediate vicinanze della superficie che raffreddandosi libera i gas e
riscalda le acque presenti nel sottosuolo. Queste vaporizzate risalgono molto
velocemente in superficie e formano le sorgenti termali. Esalazioni di vapore
d’acqua, biossido di carbonio e in alcuni casi solfuri di idrogeno generano, in
presenza di elevate temperature, manifestazioni abbastanza note anche in Italia
come "le fumarole", "i geyser", "le mofete".
Colate di fango o lahar,
sono anch’essi fenomeni legati ad un vulcanismo secondario e sono dovute alla
formazione di fango costituito da cenere vulcanica e acqua di pioggia o di
fusione glaciale e possono manifestarsi durante un'eruzione o anche molti anni
dopo.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEL VULCANISMO
I
vulcani attivi sono diffusi sia sulle aree continentali che in fondo agli
oceani. Gran parte di essi, in effetti, costituiscono le dorsali oceaniche, catene montuose che si sviluppano su aree lunghe
anche decine di migliaia di Km e che si elevano sul fondo degli oceani fino ad
una quota di circa 3000 m. Si sviluppano anche lungo i margini continentali
come ad esempio le catene di tipo Andino.
Altri vulcani ancora, sia di tipo centrale sia di tipo lineare, sono situati in
centri isolati, detti punti caldi,
chiamati cosi poichè sorgono isolati e non sono connessi con linee di particolare
instabilità della crosta terrestre.
RISCHIO VULCANICO
Le
aree a più elevato rischio geologico sono quasi sempre le aree più popolate del
pianeta. Nel caso delle aree vulcaniche, la composizione chimica dei suoli li
rende particolarmente fertili e perciò propizi allo sviluppo delle attività
principali di sostentamento per l’uomo, fin dai tempi più antichi. Poichè è
impossibile impedire che le eruzioni avvengano, è necessario, per garantire al
massimo l’incolumità delle popolazioni che vi vivono vicino, valutare l’entità
del rischio e mettere in atto delle strategie d’intervento. A tal fine il
rischio viene calcolato mediante lo studio di matrici che mettono in relazione
la probabilità che il fenomeno avvenga e l’esposizione, la pericolosità e
l'esposizione. Il rischio vulcanico non è legato alla possibilità che
un’eruzione avvenga ma alla quantità di danni e di vittime che potrebbe
causare. L’ unica difesa è la prevenzione. Per fare una buona prevenzione e’
necessario fare un attento studio della situazione e un attento
monitoraggio delle aree a rischio. A tal
scopo, strumenti sensibilissimi posizionati nelle aree più prossime al vulcano,
registrano e misurano ogni piccola attività sismica, termometri ad elevata
tecnologia misurano ogni minima variazione di temperatura. Attualmente, alcune
aree vulcaniche vengono monitorate anche per mezzo di satelliti artificiali che
rilevano i flussi di calore al di sotto della superficie terrestre, mentre
particolari “livelle” posizionate su punti nevralgici, registrano ogni variazione
di deformazione del suolo, causata da variazioni delle condizioni di pressione
dei fluidi che risiedono al di sotto della superficie e, che possono rappresentare
campanello d’allarme per l’inizio di un’eruzione.
In
Italia esistono numerosi edifici vulcanici concentrati soprattutto nel
centro-sud. Molti di questi sono vulcani ancora attivi con un’attività
esplosiva. L’estendersi delle aree urbane determina un rischio vulcanico per le
popolazioni che vivono nelle immediate vicinanze dei vulcani molto elevato. I
fenomeni avvenuti recentemente in Italia legati direttamente o indirettamente
ai vulcani sono per esempio:
-
La crisi bradisismica dei Campi Flegrei
che ha interessato Pozzuoli e Napoli, nel 1982-1984.
-
La colata di lava dell’Etna invadendo i
paesi limitrofi, nel 1983.
-
La colata di fango del Vesuvio che ha colpito
Sarno ed Episcopio, nel 1998.
-
Le mofete manifestatesi nell’area di
Ciampino, uccidendo 30 bovini nel 1999.
-
Lo tsunami generato da una frana che ha
colpito le coste dello Stromboli, della Calabria e della Campania, nel 2002.
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