La civiltà dell'acqua




L'idea di costruire il primo acquedotto appartiene agli antichi Sumeri, popolo che occupo' la regione meridionale della Mesopotamia tra il 2200 e il 2000 a.C. Furono gli inventori del primo sistema di convoglio delle acque dei fiumi Tigri ed Eufrate e di trasporto della stessa verso i centri abitati attraverso una rete di cunicoli sotterranei scavati nella roccia. Dall' Oriente, in seguito alle tante migrazioni di popoli e conquiste, queste tecniche di raccolta d'acqua giunsero fino al Mediterraneo, e fu qui che queste opere divennero oltre che di pubblica utilità anche di rilevante pregio artistico ed architettonico. Con i loro acquedotti, i Romani riuscivano a garantire la distribuzione di ben 900.000.000 di litri di acqua al giorno, convogliata dalla sorgente alla città e alle varie province, avvalendosi di ben 11 acquedotti distribuiti sull'intero territorio e che ancora adesso, risultano essere in parte funzionanti.

L'opera di Frontino 
(Ingegnere di fiducia dell' imperatore Traiano)

I Romani non prendevano l' acqua dal fiume Tevere ma dalle sorgenti collinari. Lo facevano mediante una rete idrica di ben 416 km distribuita sull'intero territorio nazionale. Il progetto di un acquedotto, si costituiva di una fase "preliminare" che includeva lo studio dei pendii, in modo tale da stabilire esattamente quale pendenza l'acquedotto dovesse avere per trasportare l'acqua a valle. L'aspetto puramente tecnico pero' non era la sola priorità per i Romani, era importante anche che l'acqua trasportata fosse perfettamente pulita. A tale scopo, prima di entrare nelle condutture, l'acqua, passava attraverso degli appositi serbatoi di purificazione. 





Il flusso veniva rallentato dando il tempo alle particelle delle impurità di depositarsi sul fondo.
            


Si scavava un pozzo ogni 32 m per tenere sotto controllo l'inclinazione della galleria sul fondo, che trasportava l'acqua. Ma quando il condotto usciva dalla collina oltre a fargli mantenere la giusta pendenza, il condotto andava anche  sostenuto. Fino ad un certo punto furono eretti grossi muri di sostegno ma, superata una certa altezza, i muri erano molto dispendiosi economicamente e dall'impatto visivo non molto gradevole. Fu cosi che vennero edificate le prime strutture di sostegno "ad archi". 


Gli archi

Venivano costruiti con grossi blocchi di pietra e, costituirono l'elemento principale dell'architettura romana. ¨Per edificarli, gli ingegneri dell'epoca utilizzavano una cassaforma, una struttura in legno sulla quale assemblavano l'arco e, una volta poste le pietre incastrate l'una all'altra, applicavano una malta, per dar loro maggiore sotegno e, proseguivano la costruzione fino alla cima. Quando la pietra centrale era al suo posto, si poteva togliere il sostegno in legno e l'arco si auto reggeva, sotto il suo stesso peso. Quando le strutture erano troppo elevate, superavano cioè quota 20 m, si costruivano più arcate sovrapposte l'una all'altra, per un massimo di tre ordini fino a 55 m. Le condotte che venivano sostenute dagli archi, erano a tenuta stagna, erano rivestite infatti di una speciale miscela a base di sabbia vulcanica e calce che rendeva praticamente impermeabili le pareti dell'acquedotto. 

L'acquedotto Carolino, Valla di Maddaloni (CE)

Sul modello dell'acquedotto romano, nacque quello che porta, tuttora, l'acqua dalle sorgenti del torrente Fizzo alle vie d'acqua del Palazzo Reale di Caserta e, che diede all'epoca, ulteriore fama all'architetto Luigi Vanvitelli, che lo edifico' su commissione di Carlo di Borbone. Con quest'opera venne adottata una tecnica particolare ma anche molto rischiosa al tempo stesso, sulla quale l' architetto si sarebbe giocato la fama se non fosse riuscita. Si doveva dare al condotto una pendenza media di mezzo millimetro per metro percorso, perchè l'acqua potesse scorrere dalla quota delle sorgenti fino a valle. Evidentemente l'opera riusci ed ebbe anche un seguito importante considerato il fatto che funziona ancora oggi. Batte' anche un altro record, quello di avere superato per dimensioni e precisione ingegneristica le opere romane precedenti. Doveva portare, e cosi fu, acqua a S.Agata dei Goti, San Leucio, ai mulini, alle vasche e alle fontane della città di Caserta, Da qui veniva reimmessa nelle condotte dell'acquedotto Carmignano che portava l'acqua a Napoli. 


Questo acquedotto ha una galleria che trasporta l'acqua attraverso diversi monti della zona, fino al punto in cui dal Monte Langano si lancia verso il Monte Garzano con un ponte, il "ponte della Valle" dall' aspetto davvero mozzafiato. Qui tre ordini di archi, rispettivamente di 19-29-43, si sovrappongono ricalcando, dunque, ma anche superando la maestosità degli acquedotti romani. Il ponte ha 529 m di altezza e si sviluppa su 44 piloni a pianta quadrata. 
















































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