Erosione costiera: Una mattina viaggiando lungo Strada statale 18_ Tirrenia Inferiore (Tratto Amantea_CS)
La scelta degli interventi da realizzare nel bacino idrografico deve tenere conto delle conseguenze sulla costa. Opere costruite lungo la costa, come moli, banchine, di porti, pennelli frangiflutti, possono modificare la distribuzione dei sedimenti operata dalle correnti. In questi casi si ottiene spesso un doppio effetto negativo: in alcuni punti della costa, il mancato apporto di sedimenti che accentua i processi erosivi; in altri punti l'accumulo dei sedimenti depositati innalza il fondo marino. L'accumulo di sedimenti nei porti costringe a continue e costose operazioni di dragaggio. La difesa delle coste dall'erosione è realizzata con interventi tesi ad attenuare la forza del moto ondoso. Le opere maggiormente utilizzate sono le scogliere artificiali, allineamenti di blocchi di roccia disposti più o meno parallelamente alla linea di costa. L'energia delle onde si scarica contro le scogliere e risparmia i più leggeri sedimenti costieri. I blocchi di roccia utilizzati per la costruzione delle scogliere hanno dimensioni tali da opporsi validamente alla spinta delle onde. Inoltre la composizione della roccia deve essere tale da resistere all'azione chimica delle acque marine. Le rocce più utilizzate sono solitamente le dolomie e le rocce magmatiche, blocchi di calcare e ahime anche in calcestruzzo. Il problema è che tali opere di difesa, sommate a tutte le attività di natura antropica a monte, vengono spesso progettate in base a studi insufficienti e carenti della comprensione dei meccanismi e delle dinamiche meteomarine, per cui se da un lato riescono ad ottenere l'effetto voluto (ripascimento), dall'altro innescano processi erosivi lungo i tratti di litorale contigui.
L'esempio che vi propongo e che risale a qualche giorno fa, percorrendo proprio un tratto di SS 18 (Tirrenia Inferiore) è quello tra Campora San Giovanni e Loc. Coreca, in Amantea (CS). Qui la dinamica litoranea è dominata dalla presenza del porto turistico di Amantea che rappresenta un elemento di discontinuità per il flusso di materiale long-shore. Il progetto del porto, prevedeva all'inizio un sistema che fungesse da bypass per il flusso di sedimenti che viene trasportato dalle correnti marine da Nord e distribuito lungo tutta la costa fino alla Piana di S. Eufemia, venendo solo parzialmente interrotto dallo sperone roccioso di Capo Suvero (CZ). Di fatto questo elemento progettuale non è stato inserito nell'opera e ciò ha incrementato il tasso erosivo e l'arretramento della costa. E' un tasso erosivo elevato che non riesce ad essere contrastato ne dall'alimentazione dei due fiumi che delimitano l'area (torrente Licetto Catocastro e Fiume Oliva), ne dai pannelli a nord costruiti per sollecitare il ripascimento della costa. Così, accade che la SS. 18 e la linea ferroviaria Battipaglia- Reggio Calabria, viaggino quasi sulla superficie dell'acqua e vengano "intaccate", per cosi dire, dalle mareggiate.
Procedendo sempre verso Nord e superando l'abitato di Campora S. Giovanni, il problema si ripropone proprio oltre le scogliere artificiali, in Loc. Coreca (Amantea), il noto Scoglio Grande. Qui c'è in corso, da qualche anno, un animato dibattito su quale approccio si debba avere nel progettare delle adeguate opere di difesa dall'erosione costiera che non deturpino la bellezza del paesaggio. Tra le tante perplessità tecniche sul progetto proposto c'è anche un aspetto riferito alla salvaguardia della salute pubblica. Si parla opera di ripascimento della costa con materiale prelevato dal Fiume Oliva, nelle immediate vicinanze che pare, però, sia altamente inquinato ( diossine, idrocarburi, arsenico, cadmio, berillio) (procedimento penale in atto). Beh è un vero peccato che questa zona sia in ballo tra le buone intenzioni e le pessime iniziative per la sua salvaguardia.
La geologia del Tirreno, incluso il tratto meridionale della Stretta di Catanzaro, è tra le più interessanti al mondo. Gli affioramenti litologici che si incontrano viaggiando lungo la strada senza dover percorrere tratti interni difficili e poco accessibili, mostrano le più belle formazioni metamorfiche riferite all'ossatura dell'Arco Calabro Peloritano, elemento geo-dinamico che collega la Catena appenninica con le Magrebidi siciliane. Si viaggia attraverso il tempo geologico. Dalle falde cristalline messe in posto nel Miocene Inferiore, durante l'orogenesi alpina, ai complessi cristallini granitici e metamorfici del Paleozoico, passando attraverso degli interessantissimi ambiti terrazzati del Quaternario, fino ai calcari e dolomie mesozoiche che affiorano in finestra tettonica proprio qui in Loc. Coreca a Sud Est da Amantea (CS).
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